Coordinatore per l’esecuzione dei lavori: CHI L’HA VISTO?
di Salvatore ESPOSITO – 13/03/2011
Da un’attenta analisi del lavoro che ho svolto in qualità di Tecnico della Prevenzione nel territorio dell’Alto Tirreno Cosentino nell’arco di quasi un anno, da aprile 2010 a marzo 2011, ho dovuto amaramente constatare che ho effettuato 13 sequestri di cantieri edili definiti “selvaggi” e “ primitivi”.
A questo punto è d’obbligo porsi la domanda:
Ma il committente designa il Coordinatore per l’esecuzione dei lavori?
SI. Purtroppo il CSE in molti casi non è mai entrato in cantiere, ma la cosa più grave è che negli appalti pubblici tale figura spesso non conosce neppure l’ubicazione del cantiere. Inoltre ho potuto constatare che negli appalti pubblici il PSS o il PSC ancora oggi (Marzo 2011) vengono redatti secondo il D,Lgs 494/96 e s.m.i. ignorando il D.Lgs 81/08 e s.m.i..
E le imprese esecutrici? E’ meglio non parlarne, la cultura della sicurezza dei datori di lavoro è: meno tempo e risorse vengono dedicati alla sicurezza più guadagno vi è per l’impresa.
Da quanto innanzi descritto si possono capire i motivi che hanno determinato i sequestri dei 13 cantieri .
Il ruolo che svolge il CSE in materia di sicurezza è fondamentale, e a mio parere l’attenzione deve essere rivolta soprattutto a tale figura che dovrebbe occuparsi delle problematiche di un cantiere e degli inconvenienti che si potrebbero verificare con le eventuali modifiche da apportare al PSC.
Le violazioni più contestate al CSE sono l’art 92, comma 1, lettere a), b) ed e), D.Lgs 81/08 e s.m.i. sanzionate con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da € 2.500 a € 6.400.
Parlando con i lavoratori, in assenza del datore di lavoro, spesso mi riferiscono di non aver mai visto il coordinatore in fase di esecuzione o se qualche volta si è presentato in cantiere non ha fatto altro che dire: ” Mi raccomando state attenti quando lavorate e cercate di non farvi male”.
Il motivo per cui ho voluto trattare questo argomento è quello di lanciare un appello a tutti i tecnici affinché non sottovalutino il problema, perché nel momento in cui si dovesse verificare un infortunio sul lavoro le conseguenze saranno certamente ben diverse, infatti l’ispettore nella fattispecie non può ammettere “il contravventore a pagare, in sede amministrativa, nel termine di trenta giorni, una somma pari al quarto del massimo dell’ammenda stabilita per la contravvenzione commessa”, come sancito ai sensi dall’art 301 del D.Lgs 81/08 e s.m.i. e art 21, comma 2, D.Lgs 758/94.
Ho potuto accertare che l’incarico di CSE più delle volte viene accettato per una parcella inferiore alla tariffa professionale e ciò comporta un danno economico e di immagine per gli altri professionisti che svolgono il proprio lavoro con senso di responsabilità, nonché danni materiali per eventuali infortuni a carico dei lavoratori.
Tale incresciosa situazione porta un momentaneo vantaggio al Committente che risparmia sulla parcella e al Datore di lavoro della impresa affidataria e/o esecutrice, poiché non soggetta al controllo del rispetto della normativa in materia di sicurezza da parte del Coordinatore per l’esecuzione.
Oltre ai tecnici, ancora una volta rivolgo un appello anche agli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti, ai Collegi dei Geometri, alle varie Associazioni di categoria affinché diano un segnale forte a tutti coloro che operano nel settore edile affinché si possa cambiare pagina e far si che domani possa essere…un altro giorno.